Guerra dei 6 Giorni : Quando Israele Attaccò Deliberatamente Il Vascello Spia Americano USS Liberty AGTR

Last updated on October 14th, 2023 at 01:08 pm

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La USS Liberty (AGTR) fu messa sotto attacco dall’Air Force Israeliana e da navi israeliane armate di lancia siluri, l’8 Giugno del 1967, durante la Guerra dei 6 Giorni.

Authored by IDF via Deliberate Attack on USS Liberty AGTR

L’attacco combinato , aereo e marittimo, uccise 34 membri dell’equipaggio (ufficiali navali, marinai, e civili), e ne ferì altri 171, danneggiando gravemente il vascello spia. All’epoca, la nave si trovava in acque internazionali a Nord della penisola del Sinai.

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Le autorità militari israeliane affermarono di aver attaccato per errore dopo aver scambiato la USS Liberty per una nave militare egiziana, cosa che i fatti smentirono.

 

Il Vascello Spia

La sigla (AGTR), Nave di Ricerca Tecnica Ausiliaria , rappresenta un codice di copertura per vascelli “spia” della N.S.A., utili alla raccolta di “segnali” per l’intelligence.

Durante la Guerra dei Sei Giorni tra Israele e diverse nazioni arabe, gli Stati Uniti d’America mantennero uno status neutrale, ma non potevano restare solo con un atteggiamento passivo in piena Guerra Fredda in quell’area, con i Sovietici gia’ protettori della Siria, e così più che attivi nel Mediterraneo. Diversi giorni prima della Guerra Arabo-Israeliana, alla USS Liberty fu ordinato di procedere nella zona orientale del Mediterraneo per eseguire una missione di raccolta di informazioni di intelligence in acque internazionali vicino alla costa nord del Sinai, in Egitto.
Dopo che la guerra scoppiò, a causa delle preoccupazioni circa la sua sicurezza mentre si avvicinava alla zona di pattuglia assegnata nei limiti territoriali internazionali prima delle acque egiziane e/o israeliane, diversi messaggi sono stati inviati al vascello per aumentare il suo punto di approccio, cioè andare più vicino (CPA) del consentito alle coste dell’Egitto e a quelle di Israele, i messaggi di modifica di CPA pare furono ricevuti solo dopo l’attacco.

La testimonianza ufficiale combinata con il registro delle attivita’ della USS Liberty racconta che durante la mattina dell’attacco, l’8 Giugno 1967, la nave era sorvolata, in tempi e coordinate diverse, da velivoli aeronautici israeliani (IAF). Il tipo di aereo primario israeliano era il Nord Noratlas, ma c’erano anche due Delta-Wing nell’area.
I membri dell’equipaggio della USS Liberty testimoniarono che all’inizio degli avvistamenti gli aerei volavano quasi radenti sul vascello, e fecero questo in piu’ occasioni, fatto non smentito da Israele che chiarì che i velivoli stavano cercando sottomarini e navi egiziane che erano state avvistate nei pressi della costa israeliana. Più facile credere che stessero dando un vero avvertimento alla USS Liberty.

La divisione 914 della marina israeliana, denominata “Pagoda”, era sotto il comando del comandante Moshe Oren, e composta da tre torpediniere numerate: T-203, T-204 e T-206. Alle 12.15, la divisione 914 ricevette ordini di pattugliare una posizione a 32 km a Nord di Arish.

Mentre il Comandante Oren si diresse verso Arish, fu informato dalle operazioni navali di un bombardamento egiziano sulla costa di Arish e i caccia della IAF furono spediti sull’area.

Il Generale dell’IDF Yitzhak Rabin era preoccupato del fatto che il presunto bombardamento egiziano fosse il preludio di uno sbarco anfibio che avrebbe potuto sfondare le forze israeliane terrestri. Rabin ribadì l’ordine permanente di affondare tutte le navi non identificate nella zona, ma avvertì cautela, in quanto era cosa nota al Comando che diverse navi sovietiche erano state già rilevate precedentemente in quel quadro di mare.

 

Arish

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Alle 13.41, le torpediniere rilevarono una nave sconosciuta a 20 miglia a nord-ovest di Arish e a 23 km dalla costa di Bardawil.
I dati sulla velocità della nave, insieme alla sua direzione, indicarono secondo l’analisi israeliana che doveva trattarsi di un cacciatorpediniere egiziano che fuggiva verso il proprio porto dopo aver bombardato Arish. Le torpediniere israeliane diedero così il via alla caccia per fermare il loro obiettivo prima che esso raggiungesse l’Egitto.
Il comandante Oren chiese anche l’ intervento della forza aerea israeliana.

Così la IAF spedì due aerei da combattimento Mirage III che arrivarono sopra la USS Liberty alle 14:00 circa.
Il capo della formazione, Capitano Iftach Spector, disse di aver tentato invano di identificare la nave, ma ricordiamo che era pieno giorno in condizioni di visibilità ottimali, la scritta sullo scafo e la bandiera americana erano al loro posto, ma Spector e gli altri sostennero di non aver visto nulla, ovviamente. Spector comunicò via radio ad una delle torpediniere la sua osservazione e anche gli altri piloti riferirono di non vedere segni distintivi, nomi o una bandiera sulla nave.
Così alle 14:07, il capo comandante delle forze aereonavali, il tenente colonnello Shmuel Kislev, ordinò ai Mirages di attaccare.

 

L’ Attacco

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Dieci membri dell’equipaggio americano furono uccisi immediatamente, altri in seguito alle ferite riportate, mentre 75 rimasero gravemente feriti. Durante l’attacco, le antenne si spezzarono, i cilindri del gas presero fuoco e la bandiera della nave fu abbattuta, e tutto lascia pensare che i Jet mirarono alla bandiera di proposito. Il Comandante della USS Liberty McGonagle, anch’egli ferito, fece una richiesta immediata alla sesta flotta, recitando queste testuali parole: “Sotto attacco da aerei jet non identificati, richiediamo assistenza immediata”.

I Mirages lasciarono l’area dopo aver speso tutte le munizioni e furono sostituiti da due Dassault Mysteres armati anche di bombe napalm. I Mysteres fecero fuoco sulla USS Liberty distruggendo i suoi cannoni ma anche il resto della nave subì danni ingenti. I caccia si prepararono così per l’assalto finale ma Kislev pare rimase disturbato dalla mancanza di una risposta al fuoco, e chiese un ultimo tentativo di identificare la nave. Ma nessuna bandiera sventolava più sulla USS Liberty a quel punto, ciò nonostante Kislev ordinò  immediatamente che l’attacco venisse interrotto. Kislev sapeva invece benissimo che la nave era americana.

Anche se le navi da guerra egiziane erano conosciute per mascherare le loro identità  con marcature occidentali, solitamente mostravano solo lettere e numeri arabi, ma non la USS Liberty. Rabin ordinò alle torpediniere di rimanere a distanza di sicurezza dalla nave e inviò due elicotteri Hornet. Queste comunicazioni radio sono state registrate da Israele. L’ordine di cessare il fuoco fu dato alle 14:20, ventiquattro minuti prima che le torpediniere arrivassero a gittata di tiro sulla USS Liberty. Rabin andò contro il parere di Kislev ed ordinò alle torpediniere di silurare il vascello, così alle 14:35 la Liberty fu colpita da un siluro lanciato da una torpediniera.

L’ equipaggio a bordo della USS Liberty sventolò una grande bandiera americana sia durante la prima parte dell’attacco aereo ed anche quando le torpediniere furono avvistate, al contempo la USS Liberty inviò un messaggio di soccorso ricevuto dalla sesta flotta con a capo la USS Saratoga. Il Comando Americano spedì subito otto aereoplani sul luogo dell’attacco.

McGonagle testimoniò presso la corte navale di inchiesta “ho creduto che il tempo dell’avvistamento iniziale delle torpediniere… fu circa alle 14:20”, e che le “barche sembravano essere in una formazione a cuneo con una centrale da punta avanzata. La velocità  stimata delle imbarcazioni era di circa 27-30 nodi [da 50, 56 km/h circa], “e che “sembravano in fase di avvicinamento alla USS Liberty in un atteggiamento che prelude al lancio di torpedini”.

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L’ inchiesta chiarì che i vascelli israeliani cercarono anch’essi di identificare la USS Liberty inviando messaggi radio ma la strumentazione di bordo della Liberty era stata compromessa durante la prima fase dell’ attacco aereo. L’ inesperienza o l’eccesso di malvagità dei capitani sulle torpediniere fece il resto. McGonagle capì dopo aver avvistato meglio le navi torpediniere che erano israeliane e che anche i caccia a quel punto lo erano, si rese quindi conto di essere sotto fuoco amico e ordinò di segnalare agli israeliani in tutti i modi che la nave ed il suo equipaggio appartenevano agli Stati Uniti.

Le torpediniere incominciarono anche a mitragliare la USS Liberty, il timoniere rimase ucciso, non soddisfatti lanciarono cinque siluri, di cui uno andò a segno.
L’ attacco finì alcuni minuti dopo che i due Comandi si scambiarono informazioni per chiarire di chi fosse la nave sotto attacco.
Alle 16.00, due ore dopo l’inizio dell’attacco, Israele informò l’Ambasciata degli Stati Uniti a Tel Aviv che le sue forze militari avevano attaccato erroneamente una nave della Marina americana. Quando venne confermato che la nave era “americana” le navi torpediniere israeliane arrivarono per offrire aiuto, erano le 16:40; il loro aiuto fu rifiutato dagli americani.

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Le Reazioni

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Il Segretario di Stato David Dean Rusk dichiarò, tra le altre cose: “Al momento dell’attacco, la USS Liberty stava battendo la bandiera americana e la sua identificazione era chiaramente indicata in grandi lettere bianche e numeri sul suo scafo … L’esperienza dimostra che sia la bandiera che il numero di identificazione della nave sono facilmente visibili dall’aria …. Di conseguenza, c’è ogni ragione di credere che la USS Liberty sia stata identificata, insieme alla sua nazionalità, e determinata dai jet israeliani circa un’ora prima dell’attacco … L’attacco successivo delle torpediniere, sostanzialmente dopo che la nave era o doveva essere stata identificata dalle forze militari israeliane, manifesta lo stesso una disattenzione sconsiderata per la vita umana.”.

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George Lenczowski ha notato: “E’ significativo che, contrariamente al suo segretario di stato, il presidente Johnson abbia pienamente accettato la versione israeliana del tragico incidente”. Egli osserva che Johnson stesso ha incluso solo un piccolo paragrafo sulla USS Liberty nella sua autobiografia, in cui accetta la spiegazione israeliana di “errore”, ma anche minimizza l’intero affare distorcendo il numero effettivo dei morti e dei feriti, abbattendo rispettivamente i morti da 34 a 10 e i feriti da 171 a 100. Lenczowski afferma inoltre: “Sembra che Johnson sia maggiormente interessato a non evitare un possibile confronto con l’Unione Sovietica…che nell’averne uno con Israele”.

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McGonagle ricevette la medaglia d’onore, la più alta medaglia statunitense al valor militare, per le sue azioni. La Medaglia d’onore è generalmente conferita dal Presidente degli Stati Uniti alla Casa Bianca, ma questa volta il compito fu assegnato al Navy Yard di Washington presieduto dal Segretario della Marina in una cerimonia non pubblicizzata, rompendo con ogni tradizione consolidata in precedenza.

Gli altri marinai della USS Liberty ricevettero decorazioni per le loro azioni durante e dopo l’attacco, ma la maggior parte delle citazioni omise di menzionare Israele come l’autore del crimine. Nel 2009, tuttavia, una Stella d’Argento fu assegnata al membro dell’equipaggio Terry Halbardier, che riparò un’antenna danneggiata dai missili e ripristinò le comunicazioni della nave salvando tutto l’equipaggio da morte certa.

Nel Maggio 1968, il Governo Israeliano pagò 3 Milioni di dollari al Governo degli Stati Uniti in compenso per le famiglie dei 34 uomini uccisi nell’attacco. Nel Marzo 1969, Israele pagò altri 3,57 milioni di dollari agli uomini feriti. Nel Dicembre 1980, decise di pagare 6 milioni di dollari come ultima soluzione per i danni materiali subiti dalla Nave comprendenti 13 anni di interessi.

 

Analisi

L’allora Generale Yitzhak Rabin a capo dell’IDF si difese in seguito al vile attacco affermando di aver chiesto in tempi non sospetti agli Stati Uniti di tenere le loro navi lontane dalla riva di Israele o almeno informare Israele della loro posizione esatta durante le operazioni di Guerra.
Ma fonti americane smentirono: “Nessuna richiesta di informazioni sulle navi statunitensi che operavano sul Sinai fu mai fatta prima dell’incidente della USS Liberty”, ed ancora, “Se gli Israeliani avessero fatto una simile richiesta, questa sarebbe stata immediatamente trasmessa al capo delle operazioni navali e agli altri comandi navali ed infine ripetuto al Dipartimento di Stato”.

Gli alti ufficiali della marina statunitense in larga maggioranza hanno sempre sostenuto e ribadito nelle commissioni d’inchiesta che l’attacco alla USS Liberty da parte delle forze aereonavali israeliane fu chiaramente un attacco deliberato e consapevole.

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Gli Israeliani sono da sempre stati gelosi custodi dei propri segreti e si trovavano per la prima volta nella Storia della loro nascente nazione in Guerra contro più Stati Nemici. Possedevano anche l’arma atomica, e solo di recente si è scoperto che in quei famosi 6 Giorni l’utilizzo di armi nucleari fu un’opzione considerata senza alcun indugio e posta sul tavolo in maniera del tutto indifferente, quasi a trattarsi di una comune bomba, e che quindi dovevano evitare in tutti i modi di farlo sapere al mondo.

L’autore russo Joseph Daichman nel suo libro “La Storia del Mossad”, afferma che Israele era giustificata nell’attaccare la USS Liberty. Israele sapeva che i segnali radio americani erano stati intercettati dall’Unione Sovietica e che i Sovietici avrebbero sicuramente informato l’Egitto del fatto che, spostando le truppe alle alture del Golan, Israele aveva lasciato il confine egiziano indifeso. Gli israeliani non potevano più rischiare di essere spiati di riflesso da “alleati” e nemici.

Lenczowski osserva che mentre la decisione israeliana di “attaccare e distruggere” la nave “può sembrare sconcertante”, la spiegazione sembra trovarsi nella molto più spaventosa semplice natura “spia” della USS Liberty, cioe’ il suo compito di monitorare le comunicazioni da tutte le parti delle zone di guerra, compreso Israele.

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Piu’ fantascientifica la teoria nel libro del 1981 di Russell Warren Howe dove si narra che la USS Liberty era seguita dal sottomarino americano USS Andrew Jackson munito di missili balistici Polaris, e che addirittura l’ U-Boat filmo’ l’intero episodio attraverso il suo periscopio ma non fu in grado di fornire alcuna assistenza. Secondo Howe: “Duecento metri sotto la nave, in un percorso parallelo, c’era la sua “ombra”, cioe’ il sottomarino strategico Polaris Andrew Jackson, il cui compito era quello di eliminare tutti i siti missilistici a lungo raggio israeliani nel Negev se Tel Aviv avesse deciso di attaccare il Cairo, Damasco o Baghdad, questo perchè  Mosca non avrebbe dovuto assolvere questo compito da sola, e così dare il via al Terzo Conflitto Mondiale”.

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LINK PER APPROFONDIMENTO:

http://www.chicagotribune.com/chi-liberty_tuesoct02-story.html

http://web.archive.org/web/20080622081423/https://www.nsa.gov/liberty]]>


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