Cronaca : In Italia è Possibile Sterminare La Propria Famiglia e Venire Assolti? Si, e Vi Raccontiamo Come

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Last updated on December 27th, 2022 at 04:55 pm

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Dal libro di Lenny Bruce “Come parlare sporco ed influenzare la gente” al proof of concept di un altro libro: “Come Sterminare la propria Famiglia e farla franca”.

Authored by Federico Berni Via Corriere.itAuthored by Sam Roberts Via The New York Times

Tratto da una storia vera che pochi media raccontano, la recente vicenda del giovane avvvelenatore di Padova che ha usato il tallio per avvelenare, e così uccidere, parte della sua famiglia sembra ispirarsi a film e libri del genere ma ha uno spin in piu’ proveniente dal mondo aramaico.

Gli Ebrei si ritengono il popolo eletto, coloro che sono stati scelti da Dio per guidare l’umanità. Quindi la loro ideologia a base religiosa è indice e fattore chiave di Supremazia.

Nel video potete leggere le affermazioni dei più illustri scrittori, politici, filosofi ebrei dal XIX° al XXI° secolo. Abbastanza raccapricciante. Quello che questi pensatori dicono dovrebbe essere bandito, invece i loro libri e le loro immagini sono venduti e spacciati ai nostri ragazzi come di grandi maestri buoni. Uno di questi ragazzi purtroppo rimasto folgorato dal pensiero di quelle eminenti figure messianiche ha ucciso la sua famiglia, padre, madre, nonna, fratelli, sorelle.

Il giovane avvelenatore di Padova si era convertito anni fa al Giudaismo.
La sua nuova religione che lo rende Ebreo con o senza pedigree, dato che non tutti gli Ebrei sono semiti, ha inculcato in lui la fierezza e spietatezza della “razza superiore” alla quale lui a buon diritto si è ritenuto appartenere.

Cosa farne del resto della sua famiglia che non aveva minimamente intenzione di convertirsi all’Ebraismo? Li ha chiamati dediti all’ “Idolatria”.

In maniera del tutto raziocinante ha miscelato le formule chimiche per la preparazione del veleno, e sempre in maniera raziocinante ha messo in opera il suo progetto di sterminio.

Ora è stato assolto.

Perchè i consulenti ed i periti del tribunale hanno tirato fuori dal cilindro “malattie immaginarie” e le hanno rese “reali”.

Le “solite voci” che ordinano di uccidere è stato sostituito alla prima versione dei fatti: “Erano impuri e non meritavano di vivere”, ha detto l’imputato, costituendo il movente.  E il fatto che quest’individuo sia rimasto lucido fino alla fine, capacissimo di intendere e volere, è stato sostituito con la “parafrenia”, cioè si può delirare ma rimanendo perfettamente lucidi, normali, con comportamenti razionali, come mai non hanno tirato fuori queste cose per gli altri? Da Pietro Maso ad Erika ed Omar? O perfino per Benno Neumair?

Ecco la sagacità dei giornalisti, la loro preparazione, la loro abilità nel nascondere, in tutto il loro splendore:

Milano.Corriere:

Le «voci» gli ordinarono di eliminare gli «impuri» — lui, che si sentiva «un angelo vendicatore», un «messaggero di Dio», avvelenando l’acqua in casa dei suoi parenti. Un «delirio», quello che ha mosso le azioni di Mattia Del Zotto, il «ragazzo del tallio» responsabile di tre omicidi e cinque tentati omicidi, che per i giudici della prima sezione di Corte di Cassazione «era talmente compulsivo e non governabile da escludere comunque la capacità di volere», visto che le sue «farneticazioni» avevano «interamente assorbito e annullato ogni capacità di analisi ed autocritica».

Le motivazioni della sentenza risalente allo scorso 25 febbraio, e depositate nei giorni scorsi, rappresentano l’ultimo atto di una vicenda giudiziaria nella quale la procura di Monza prima, e il procuratore generale d’appello di Milano in un secondo momento, hanno insistito perché venisse riconosciuta la responsabilità penale dell’uomo oggi 31enne di Nova Milanese (Monza), che invece è stato assolto in via definitiva per totale incapacità di intendere e volere (anche se considerato «socialmente pericoloso», e per questo sottoposto a misura di sicurezza). Gli omicidi risalgono all’autunno del 2017, quando una serie di misteriosi avvelenamenti da solfato di tallio avevano cominciato a falcidiare la famiglia Del Zotto, nota nel piccolo paese del monzese. Inizialmente si era pensato a un agente esterno (come del veleno per topi) che avesse contaminato l’abitazione, una villa familiare divisa in più appartamenti, al 12 di via Fiume. Intanto erano morti in tre: Patrizia Del Zotto (la zia), i nonni paterni Giovanni Battista (un reduce sopravvissuto alla campagna di Russia) e Gioia Maria Del Zotto.

Altre cinque persone erano rimaste gravemente intossicate, una domestica, altri due zii, e infine i nonni materni, che però vivono in un’altra casa. Questo fu l’elemento che cambiò il corso delle indagini verso il gesto doloso. In breve tempo le attenzioni si spostarono, su Mattia, quel ragazzo schivo e senza amici che passava il suo tempo chiuso in camera a consultare testi religiosi. Il piano omicida lo aveva eseguito in cantina. Il veleno (delle boccette di solfato di tallio, sostanza scelta perché «non ha sapore né odore») sciolto in due bottiglie d’acqua minerale nella dispensa comune della casa, che Mattia Del Zotto sapeva sarebbero state consumate dalla zia e dai nonni paterni: le vittime da punire, come lui avrebbe rivelato a carabinieri e magistrati, perché «troppo attaccati alle cose materiali»: degli «idolatri».

Lo aveva detto senza mai tradire un segno di cedimento: «Erano persone di cui non mi fidavo, peccatori che praticavano l’idolatria, l’ordine era uccidere». Il processo si è giocato sulla difficoltà nel decifrare la mente dell’assassino. In primo grado la pubblica accusa aveva chiesto l’ergastolo, basando la sua richiesta su una perizia in base alla quale la capacità di intendere e volere del giovane era sì parzialmente scemata nella fase di preparazione del folle piano criminale, a causa di un disturbo chiamato parafrenia (una sindrome caratterizzata dall’insorgere di idee deliranti, mantenendo però contatto con la realtà), ma lo stesso, secondo le conclusioni degli esperti, era perfettamente lucido al momento dell’esecuzione dello stesso progetto omicida (al gip, in occasione dell’interrogatorio preliminare, aveva detto di essere «consapevole» di ciò che aveva fatto). Alla fine, però, la diagnosi di vizio totale di mente per «disturbo delirante», indicata dallo psichiatra super partes incaricato dal tribunale di Monza Giovanni De Girolamo, aveva spostato l’esito del giudizio verso l’assoluzione, poi confermata in forma definitiva.

Assolto.

Oltre alla tessera PD per schermarsi dalle cause giudiziarie o avere ragione su esse, ecco l’arma finale e determinante che può farti assolvere dalle stragi:

CONVERTITI ALL’EBRAISMO, è conveniente.

Ma non abbiamo finito.

Perchè l’assassino o lo stragista ha usato proprio il tallio?

NEW.YORK.TIMES:

Immagina una versione reale di “Bastardi senza gloria”, il film donchisciottesco di quel depravato di Quentin Tarantino sui vendicatori ebrei nella seconda guerra mondiale – ma in questo caso uno che coinvolge un complotto di una banda di ebrei per uccidere milioni di tedeschi subito dopo la guerra avvelenando la loro scorta d’acqua.
Il complotto, vero, che ha preso di mira cinque grandi città in castigo per l’Olocausto o Holohoax ebraico, dicono sia fallito. Non fu così per il piano B dei cospiratori giudaici, che è seguito a metà Aprile del 1946: assassinare i 12.000 ufficiali delle SS catturati addizionando alle loro razioni di pane con l’arsenico e/o il tallio.
Il secondo complotto non fu un completo fallimento, comunque. Guidato dal ventiseienne Joseph Harmatz, un c.d. sopravvissuto del ghetto di Vilnius in Lituania, i congiurati fecero ammalare più di 2.200 prigionieri tedeschi, provocando vomito e altri sintomi simili al colera. Le loro armi erano costituite da 3.000 pagnotte di pane nero, che erano state “pennellate” con una miscela di arsenico e colla in una panetteria fornita da uno del gruppo.
Il signor Harmatz, che è morto a 91 anni il 22 Settembre dello scorso anno nella sua casa di Tel Aviv, non ha mai espresso pubblicamente alcun rimorso per il suo ruolo in entrambe le cospirazioni. Suo figlio Ronel afferma che suo padre in privato era felice che il complotto di avvelenamento da acqua di massa fosse stato abbandonato dopo che uno dei suoi collaboratori fu arrestato. Forse solo perche’ temette di essere anche lui arrestato prima di compiere il secondo complotto
Il signor Harmatz era dispiaciuto che il piano di avvelenare fatalmente gli ufficiali delle SS non avesse avuto il successo sperato.
I cospiratori hanno affermato che il pane avvelenato uccise diverse centinaia di prigionieri nello Stalag 13 a Langwasser, un distretto di Norimberga.
“Era dispiaciuto?, ha detto Ronel Harmatz, “No, Voleva fare di più”
I cospiratori erano composti da circa 50 ex guerriglieri ebrei che avevano combattuto i tedeschi dalle fogne del ghetto di Vilnius e dalla foresta Rodniki a sud della città. (Vilnius, ora capitale della Lituania, era anche conosciuta come Vilna.
Dopo la guerra, nel 1945, i guerriglieri si ricostituirono a Bucarest e divennero noti come i Nakam, ebreo per i vendicatori.
La loro missione era semplice.”Uccidi i tedeschi”, ha detto il signor Harmatz alla Associated Press di quest’anno. Quanti? “Il maggior numero possibile”, ha risposto.

Comunque c’e’ anche un buon vecchio film tratto dalla storia vera su un episodio simile, senza ebraismo però, e il giovane in questo caso andò in galera e ci morì dentro. Anche lui si era ispirato agli avvelenatori di tedeschi, però della resistenza olandese durante la guerra.