Italia, Infedeli della Repubblica : La Costituzione Proibisce Ai Magistrati Esposizioni Mediatiche e Orientamenti Politici Ma Viene Ignorata

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I Magistrati che aprono e mantengono Account sui Social Network si devono vergognare nel profondo, e andrebbero radiati.

Authored by Alcide De Gasperi, Umberto Terracini, Giuseppe Dossetti, Benedetto Croce, Luigi Einaudi, Carlo Sforza, Giuseppe Saragat, Amintore Fanfani, Emilio Lussu, Sandro Pertini, Altiero Spinelli, Antonio Segni, Ugo La Malfa, Lelio Basso, Piero Calamandrei, Vittorio Foa, Luigi Sturzo, Giuseppe Pella, Paolo Emilio Taviani,Giovanni Gronchi, Giulio Andreotti, Giovanni Leone,Aldo Moro, Giorgio La Pira, Attilio Piccioni, Giuseppe Alessi via Costituzione della Repubblica Italiana

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In Italia, i magistrati sono soggetti a specifici standard etici, morali e legali, che si estendono anche al loro comportamento sui social media come Facebook.

Nonostante non sia esplicitamente chiarito dalla Stampa Italiana, e dai media in generale, questo aspetto, per via di timori e paure verso questo Potere, altamente vendicativo, un magistrato italiano che apre un account Facebook, o di altro social network e piattaforma, per condividere dettagli della sua vita privata, e , cosa assai grave, le sue inclinazioni politiche, contravviene a quanto eticamente, moralmente e costituzionalmente è ordinato.

E’ fondamentale sottolineare che i magistrati sono tenuti a mantenere un alto livello di professionalità e imparzialità sia nella vita pubblica che privata. Il loro comportamento sui social media è soggetto a scrutinio e regolamentazione, così come quello nella loro vita pubblica. Come non devono sostare sui social network così non dovrebbero sostare in manifestazioni di interesse politico diretto o indiretto.

Eticamente, i magistrati sono tenuti a mantenere la loro indipendenza personale, aspetto chiave della loro professionalità. Ciò significa che dovrebbero evitare qualsiasi comportamento che potrebbe compromettere la loro imparzialità o indipendenza, incluso sui social media. Dovrebbero inoltre evitare qualsiasi azione che potrebbe essere percepita come un abuso del loro potere, come l’uso della loro posizione per influenzare esiti politici, legali o per ottenere vantaggi personali. Dovrebbero ma non lo fanno.

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Moralmente, i magistrati sono tenuti a rispettare i più alti standard di integrità e onestà. Ciò include l’evitare qualsiasi comportamento che potrebbe essere percepito come corrotto o disonesto, come l’accettazione di tangenti o l’ingaggio in attività fraudolente. Dovrebbero anche evitare qualsiasi azione che potrebbe danneggiare la reputazione della magistratura, come fare commenti politici, o velatamente politici, inappropriati o offensivi sui social media.

Dovrebbero. Ma purtroppo chi “dovrebbe” punire gli eventuali infedeli fa parte della loro stessa categoria, questa è un’assicurazione in caso di “incidenti” con premialità di tarallucci e vino.

Legalmente, i magistrati sono soggetti a specifiche leggi e regolamenti che governano il loro comportamento. Ciò include il codice etico dell’Associazione Nazionale Magistrati, che stabilisce i doveri e le responsabilità dei magistrati, così come il codice disciplinare, che prevede sanzioni in caso di violazioni. I magistrati che abusano del loro potere possono affrontare conseguenze legali, comprese accuse penali. Ma raramente questo avviene, e solo in casi gravissimi, come ad esempio nel caso di Silvana Saguto, un’infedele, che fu pure Giudice nei processi contro Cosa Nostra e Totò Riina. Che vergogna.

Nel contesto dei social media, i magistrati non dovrebbero esercitare cautela e discrezione ma solo pensare che se aprissero un account a loro nome, o con uno pseudonimo, e venissero scoperti finirebbero sulla strada.

Sono i Magistrati stessi a compromettere la loro imparzialità o indipendenza, non i politici che li richiamano a ciò che la Costituzione spiega e ordina chiaramente.

Un magistrato che bighellona sui social network va radiato.

In conclusione, sebbene i magistrati in Italia utilizzino i social media, dato che nessuno può contestare loro NULLA, dovrebbero farlo in modo tale da rispettare gli standard etici, morali e legali della loro professione.

Qualsiasi abuso di potere, compreso il comportamento inappropriato dell’esprimersi in termini politici sui social media, DEVE avere gravi conseguenze, sia per il singolo magistrato che per la reputazione e l’integrità della magistratura nel suo insieme.


Non Dubitare della Natura della Propria Realtà è Un Peccato Agli Occhi del Creatore

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