Il Labirinto di Yara : La Storia Occulta Dietro Il Caso Bossetti

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Un libro che ha avuto origine da una sfida…

Authored by Cristian De Vries via The Maze of Yara : The Occult Story Behind The Bossetti Case

Chiesero al Nostro Salvatore cosa portasse in mezzo agli uomini, Lui rispose “La Pace”. Il Legato alzò lo sguardo verso di Lui e gli chiese repentinamente: “Cos’e’ la pace?”

“Leggenda maior”, San Francesco d’Assisi

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Non credo il Nostro Salvatore potesse dire che la pace è qualcosa che appartiene al Buddhismo, o ad un’altra religione o ad un altro stile di vita, o all’uomo stesso. Siamo in guerra costante come Stato, come Società, e come uomini, o non saremmo tali. Ma esiste sempre qualcosa in più, qualcosa di migliore, che si fa largo tra le sofferenze striscianti nella notte prima della morte.

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I buddhisti tibetani tradizionalmente non seppellivano i loro morti, ma praticavano invece la “esposizione dei cadaveri” sui monti. Questa pratica, chiamata “sky burial” o “celestial burial”, era una forma di disposizione dei corpi molto comune nel Tibet. Dopo la morte, il corpo veniva portato su una montagna e lasciato esposto agli elementi naturali e agli avvoltoi. Questo metodo di disposizione del corpo era considerato un atto di compassione, restituendo il corpo alla natura e agli animali. Oppure i cadaveri venivano frantumati come polpi alla barese sulla roccia e quindi le parti staccate venivano lanciate giù nei pendii per sfamare i volatili e altre bestie. Concepire la morte e la pace sono solo astrazioni mentali, labirinti. La gente dovrebbe sorbirsi più dissonanze cognitive come queste per migliorarsi. Dovrebbe trasformare il vicolo cieco della propria vita e di quella degli altri in un labirinto. Non credo esista in Italia una situazione più da vicolo cieco di quella in cui è precipitato il signor Massimo Bossetti.

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Non ho saputo della scarsa bibliografia su questo caso che alla fine, dopo la pubblicazione del mio libro. Confesso che subito dopo aver deciso di iniziare a scrivere questo libro, ho avuto un forte ripensamento, e credo che una volta che poi mi decisi ad iniziare davvero quel ripensamento fu la vera spinta alla costruzione del “labirinto”. Il libro rappresenta proprio una sorta di avventura, una sfida letterale, anche medioevale, o ancora più remota. E ve ne è dato atto, in più di un’occasione. Non solo. Il libro è un altro manuale, un manuale d’istruzione ad uso politico per, attraverso l’intero feedback della narrazione, fare giustizia sulla Giustizia invocata dal rispetto del Codice del Diritto e dell’Onore.

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Il libro offre anche un percorso intricato nella miserabile condizione umana, già abilmente descritta nelle opere di William Shakespeare, o nel Frankenstein di Mary Shelley, ma che stavolta si svincola e divincola in una trama reale che ha gettato le fondamenta nella percezione che ci facciamo degli altri secondo le più squallide e meschine delle convenzioni, delle convinzioni e delle suggestioni. Non mancheranno riferimenti a scrittori come , tra i tanti, Dick, Orwell, Huxley, le chiavi dal genio visionario che possono permettere di comprendere oltre la natura della realtà sociale che ci scarnifica anche la natura della nostra realtà sia per quegli esseri umani che rifiutano di vivere in una società in cui ognuno smette di curarsi dell’altro sia per quelli che accettano questa sadica e triste condizione non dissimile da come un credente possa concepire la propria idea di inferno.

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Alla fine il mio augurio al lettore di perdersi nel labirinto e di venirne fuori prima di rendersi conto che il labirinto stesso è la chiave per comprendere la propria esistenza e il mondo che lo circonda. In questo viaggio attraverso pagine dense di riflessioni e narrazioni, il lettore è invitato a esplorare non solo le pieghe oscure della giustizia e dell’iniquità umana, ma anche a scoprire la luce che può emergere dal confronto con le proprie ombre. Così come il Nostro Salvatore ha portato la pace in mezzo agli uomini, un concetto tanto astratto quanto fondamentale, questo libro aspira a essere un faro nel buio, una guida per navigare le tempeste interiori e sociali che ci assediano. La pace, in questo contesto, diventa non solo un ideale da perseguire ma una realtà possibile, un terreno su cui costruire un’esistenza più consapevole e compassionevole. E forse, proprio come i cadaveri esposti sui monti tibetani offrono nutrimento agli avvoltoi, così le dissonanze cognitive e le sfide della vita possono trasformarsi in nutrimento per l’anima, permettendoci di crescere e di migliorarci. Il labirinto, con tutte le sue vie cieche e i suoi percorsi intricati, diventa metafora di un viaggio interiore che, se affrontato con coraggio, può portarci a scoprire la pace e l’armonia dentro di noi e nel mondo che ci circonda.

Ringrazio l’Avvocato Claudio Salvagni che mi ha sopportato per diverse settimane ma speriamo che ne sia valsa la pena.

Qui la versione italiana del libro.


Non Dubitare della Natura della Propria Realtà è Un Peccato Agli Occhi del Creatore

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